Maria di Nazaret nei testi biblici (1): I Vangeli di Matteo e Marco

Frei Diones Rafael Paganotto, oad

L’anno 2017 è un anno giubilare in alcuni dei più famosi santuari mariani del mondo. A Fatima (Portogallo) si celebrano i 100 anni dell’inizio delle apparizioni della Vergine ai pastorelli Lucia, Francesco e Giacinta. In Aparecida (Brasile) papa Franceso ha indetto l’anno mariano a livello nazionale per i 300 anni del ritrovamento dell’immagine dell’Immacolata Concezione Aparecida, espressione che in portoghese significa ritrovata o apparsa; per i brasiliani quest’anno giubilare ha avuto inizio il 12 ottobre 2016 e avrà il suo termine l’11 ottobre 2017.

Perciò, ci è sembrato opportuno dedicare una riflessione sulla presenza di Maria di Nazaret nei testi biblici, come un’opportunità per arricchire la nostra spiritualità agostiniana e meditare su colei che fu chiamata da sant’Agostino come la madre dell’unità della Chiesa (cf. Disc. 192,2).

Alcune osservazioni preliminari ci sembrano opportune prima di cominciare il nostro cammino:

  • Il taglio biblico sarà non quello esegetico o scientifico, ma quello spirituale ed esistenziale sulla figura di Maria di Nazaret e dei cristiani.
  • L’ordine dei testi biblici non sarà quello cronologico della composizione o redazione finale (partendo dalle lettere paoline ad esempio), ma quello presente nel canone; così cominciamo la nostra meditazione con i vangeli canonici di Matteo e di Marco per continuare, nei numeri successivi, con gli altri scritti.
  • Una pericope o al massimo due verranno scelte per ogni testo biblico: quelle considerate, a nostro viso, le più significative per la riflessione che proponiamo.
  • Seguendo una delle caratteristiche delle meditazioni di papa Francesco, la nostra riflessione indicherà tre punti incentrati sulla figura di Maria di Nazaret presenti nel brano biblico proposto.

 

Maria nel vangelo di Matteo (Mt 2,13-15.19-23)

I primi due capitoli del vangelo di Matteo si concentrano sull’infanzia di Gesù: la genealogia, la nascita, la visita dei Magi, la fuga in Egitto, la strage dei bambini e il ritorno dall’Egitto. Questi racconti danno rilievo alla figura di Giuseppe ed evidenziano, soprattutto, che il bambino è allo stesso tempo il figlio di Dio (1,21) e il figlio di Maria (2,13.14.20.21). Vogliamo meditare due piccoli racconti del c.2, nei quali l’angelo del Signore appare a Giuseppe in sogno (2,13-15.19-23) e Maria di Nazaret ne è direttamente coinvolta. Questi testi sono molto simili e fanno da cornice alla narrazione della strage dei bambini (2,16-18). Ecco il testo, secondo la versione CEI (2008):

Mt 2,13 [I Magi] erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo». 14 Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, 15 dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Dall’Egitto ho chiamato mio figlio…
19 Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto 20 e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino». 21 Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. 22 Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea 23 e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».

1) Maria di Nazaret, la donna dell’ascolto: la famiglia di Nazaret è presentata, in un primo momento, come coloro che ascoltano. Dio parla loro attraverso un messaggero ed essi seguono ciò che viene proposto. La madre di Gesù ancor di più, visto che l’angelo parla con Giuseppe, il quale le riferisce la necessità di recarsi in Egitto e, successivamente, di ritornare nella terra d’Israele. Secondo la narrazione di Matteo, Maria non ha avuto un contatto diretto con l’angelo, ma è Giuseppe il messaggero che le svela la volontà del Signore. La prima azione che l’angelo esige da Giuseppe è quella di ascoltare l’invito di “alzarsi” per mettersi in cammino, insieme al bambino e alla madre. Maria è presentata sempre all’ultimo posto tutte le volte che viene citata. In nessun momento sentiamo una parola di Maria, lei invece ascolta ed accoglie la volontà di Dio, facendola sua. Questo è il punto di partenza per una proficua preghiera: al posto di parlare con Dio, lei preferisce ascoltare ciò che Dio le propone. Noi capiremo il progetto di Dio sulla nostra esistenza nel momento in cui ci mettiamo in un atteggiamento di ascoltatori che meditano la voce di Dio nel silenzio del proprio cuore. Al posto di parlare a Dio, lei preferisce ascoltare ciò che Dio ha da proporre. Ha detto S. Agostino: «L’angelo reca l’annunzio; la Vergine ascolta, crede, concepisce» (Dsc. 196,1).

2) Maria di Nazaret, la donna della fiducia: l’ascolto esige, in un secondo momento, l’obbedienza al piano di Dio, visto che, come Abramo e i discendenti di Giacobbe scesero in Egitto, anche la famiglia di Nazaret emigra in una terra straniera per salvare la vita del bambino. Giuseppe, il bambino e la madre vanno verso lo sconosciuto, si mettono in cammino verso l’ignoto, pur di restare insieme. Come tanti profughi ed immigrati del nuovo millennio, anche la madre confida nel piano di Dio sulla sua vita; lei non conosce il posto dove andrà, ma conosce il Dio che la sta guidando verso l’Egitto. In questo cammino di fiducia, lei ha il necessario: la presenza di Dio e della sua famiglia; tutto il resto è secondario.

3) Maria di Nazaret, la donna della famiglia: sin dall’inizio Matteo presenta Gesù come il figlio di Maria, tanto che Giuseppe intraprende ambedue i lunghi viaggi con il bambino e la sua madre. La madre mantiene la famiglia unita, giacché Giuseppe non è presentato come il padre di Gesù, ma come colui che lo accoglie, allo stesso modo di come aveva già fatto con la madre prima ancora della nascita del bambino (1,19-20). Maria unisce il suo sposo al Dio-bambino appena nato; lei fa sì che la sua famiglia, già sognata prima dell’annunzio dell’angelo, accolga il proprio Dio in mezzo a loro. Allo stesso modo, tante donne cercano di unire i propri sposi ed altri familiari a Dio, così come Monica ha cercato di fare durante tutta la sua vita con il suo figlio Agostino e con il suo marito Patrizio, prima che esso morisse. Mentre tante difficoltà della vita provocano delle divisioni nella famiglia, la madre è il modello dell’unione, del ravvicinamento, della propria presenza divina in mezzo a quelli che fanno parte della famiglia.

 

Maria nel vangelo di Marco (Mc 3,31-35)

Tra gli evangelisti, Marco è quello che menziona di meno la figura di Maria di Nazaret. Il testo principale che parla della madre di Gesù si trova agli inizi del ministero pubblico di Gesù: secondo la narrazione marcana, dopo aver chiamato i primi discepoli, operato alcune guarigioni e discusso con le autorità religiose dell’epoca, Gesù si trova in una casa strapiena e predica alla folla che gli si era radunata attorno. A questo punto giunge la madre e i suoi fratelli che lo cercano e sembrano volerlo portare via. Ecco il testo biblico:

Mc 3,31 Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo. 32 Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano». 33 Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». 34 Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! 35 Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre».

1) Maria di Nazaret e i suoi parenti: salta subito agli occhi la costante ricorrenza del vocabolario familiare in questi pochi versetti: il termine “madre” appare 5x, “fratello” anche 5x e “sorella” 2x! Il padre non è nominato, magari non c’era più. La madre acquisisce, così, una notevole importanza all’interno del racconto. Il gruppo familiare che giunge è guidato dalla madre, i fratelli hanno una funzione secondaria, come quelli che stanno attorno a Gesù, i quali solo riportano delle informazioni, non approvano né rimproverano la presenza dei membri della famiglia di Gesù. La madre non abbandona il figlio, anche se non capisce del tutto questa nuova fase della sua vita pubblica. La madre va all’incontro del figlio, insieme ai parenti, purtroppo resta al di fuori della casa. La madre si fa sentire, la sua presenza serve di stimolo per l’insegnamento di Gesù circa la famiglia dei figli di Dio e antecede l’insegnamento in parabole del c.4.

2) Maria di Nazaret è la madre di Gesù: il termine “madre” è collocato al primo posto in quasi tutte le frasi in cui viene adoperato, tranne che nell’ultima, quando Gesù conclude il suo insegnamento e cita la “madre” alla fine. Anche se il nome proprio della madre non viene utilizzato a questo punto del racconto evangelico (soltanto in 6,3 Gesù verrà chiamato “figlio di Maria”), il termine “madre” apre e chiude il discorso. La madre sta tanto all’inizio come alla fine, tanto di questo racconto come di tutta la vita di Gesù. La madre è una presenza costante, anche nei momenti in cui il figlio non le è così vicino e lei deve andare al suo incontro. La madre ha dovuto fare un cammino spirituale, un pellegrinaggio nella fede (Lumen Gentium 58) per imparare dal suo figlio. La madre ha sempre cercato di fare la volontà di Dio, perciò è uno dei modelli di fede per quelli che erano seduti attorno a Gesù e per noi che ci mettiamo nella “sequela Christi”.

3) Maria di Nazaret impara con il proprio figlio: la madre e i fratelli sono fuori della casa, mentre la folla è al di dentro. Così come la frase rivolta da Gesù nei confronti della madre nel racconto giovanneo delle nozze di Cana ci appare, ad un certo punto, sconcertante (Gv 2,1-12), anche la lunga frase che conclude il racconto (v.34-35) ci sembra un allontanamento o un rimprovero nei confronti dei familiari, visto che essi erano venuti, da quel che sembra, a prenderlo. Gesù non nega, però, il suo rapporto con la madre e gli altri parenti, bensì allarga il suo cerchio familiare ed esige da tutti l’obbedienza a Dio. Gesù non abbassa i propri familiari perché sono fuori, ma eleva quelli che lo ascoltavano perché sono dentro la casa. Non basta appartenere alla famiglia di Gesù, l’aspetto più importante è l’essere dentro la casa, prossimo a lui, seduto al suo fianco in un atteggiamento di ascolto e fiducia. Il racconto rimane aperto, visto che non sappiamo se la madre e i fratelli siano entrati, nemmeno se gli ascoltatori abbiano fatto la volontà di Dio, perciò ognuno di noi deve concludere questa pericope per fare la volontà di Dio ed essere un pellegrino della fede come Maria di Nazaret.

Artigo publicado na revista Presenza Agostiniana, n. 1, jan./fev. 2017, p. 38-41.

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